Una lettura psicoanalitica di Biancaneve

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Julia *Esmeralda*
view post Posted on 12/2/2013, 21:30 by: Julia *Esmeralda*




Sapete che dietro alla struttura di ogni fiaba stanno degli elementi, dei significati nascosti, che servono a contribuire alla crescita psicologica del bambino? La fiaba ha varie funzioni, quella catartica che permette al bambino di fuggire dalle frustrazioni della vita quotidiana e vivere un'esperienza surreale simboleggiata dal "c'era una volta in un posto lontano lontano", ha una funzione sociale in quanto chiarisce al bambino i differenti ruoli che sia lui che gli altri hanno in un dato contesto socio-culturale, ha una funzione psicologica in quanto la fiaba gli permettere di confrontarsi con personaggi che vivono i suoi stessi timori e difficoltà, e questa immedesimazione gli permette di risolvere i suoi conflitti interiori :)
Bene, premesso ciò vorrei in questo topic parlarvi della fiaba di Biancaneve

Biancaneve è una delle fiabe a noi più note, che conosciamo bene fin da quando eravamo bambini.
Non tutti sanno però che quella di Biancaneve è una fiaba che è stata narrata per secoli in varie forme in tutti i paesi d’Europa, da cui fu diffusa in tutto il mondo. In altre versioni è conosciuta come “La ragazza di latte e di sangue” e “La giovane schiava”, ma il titolo più diffuso oggi è quello di “Biancaneve e i sette nani”, una versione che purtroppo mette l’accento sui nani, i quali, non potendo essere considerati a tutti gli effetti come essere umani o comunque come esseri maturi (a causa delle loro ridotte dimensioni e della loro esistenza nascosta, nel bosco, e dentro le miniere), sono bloccati in modo permanente a un livello pre-edipico (che per il padre della psicoanalisi Freud corrisponde ai 3 anni circa) poiché non hanno genitori e non possono sposarsi o avere figli, e hanno l’unica funzione di mettere in risalto la figura di Biancaneve e il suo percorso di crescita.
Alla base di questa fiaba vi è un conflitto causato da problemi edipici: la piccola Biancaneve prova amore nei confronti del padre che, a sua volta, corrisponde questi sentimenti trascurando la moglie, che finirà per provare gelosia e odio sia verso lui che verso Biancaneve.
Ogni bambino, o meglio bambina, che ascolta la fiaba di Biancaneve può facilmente immedesimarsi nella situazione, poiché ogni fiaba è caratterizzata da un’esistenza triadica (cioè dalla fondamentale presenza di tre personaggi, generalmente bambino/a+padre+madre) così come lo è caratterizzata anche ogni famiglia. Dunque il bambino, immedesimatosi nella frustrazione che prova Biancaneve e nei sentimenti ambivalenti di amore/odio verso l’uno o l’altro genitore, renderà “propria” questa fiaba, e quando leggerà che Biancaneve viene portata nel bosco dal cacciatore per essere uccisa, percepirà questo momento come un avvertimento di minaccia di una persona familiare alla sua stessa integrità fisica, ma sarà allo stesso tempo rincuorato dal fatto un personaggio considerato minaccioso può trasformarsi in buono, proprio come il cacciatore, e ciò lo aiuta ad affrontare gli estranei con meno angoscia.
Ogni bambino è vittima di sentimenti ambivalenti da parte dei genitori, ma è solo verso i 3 anni circa che egli se ne rende conto, percepisce che la sua posizione all’interno della famiglia diventa un problema per lui o per i suoi genitori (genitori che litigano per lui, incomprensioni di famiglia ecc) e così inizia il processo di lotta per sfuggire all’esistenza triadica e per trovare se stesso.
Il bambino di quell’età si immedesima così nel protagonista della fiaba, e diventa l’eroe che deve inevitabilmente fuggire, intraprendere viaggi, correre rischi e soffrire prima di essere pronto a trovare un’altra persona pronta a unirsi a lui in una relazione che dia un significato permanente alla vita di entrambi: per questo ogni fiaba finisce sempre con un “e vissero felici e contenti”, perché per il bambino il lieto fine è la speranza che un giorno, nonostante gli ostacoli della vita e nonostante la lontananza dai suoi genitori e dall’ambiente familiare, possa trovare la sua identità, in se stesso e in qualcun altro in cui può identificarsi ovvero la sua futura dolce metà, insieme alla serenità fisica e emotiva ed alla felicità.

La storia di Biancaneve tratta essenzialmente dei conflitti tra madre e figlia. Il narcisismo della matrigna è dimostrato dal fatto che cerca di essere rassicurata circa la propria avvenenza dallo specchio magico molto tempo prima che la bellezza di Biancaneve eclissi la sua (quindi non è solo gelosa di Biancaneve, la regina è già da prima eccessivamente vanitosa). Finchè il bambino è totalmente dipendente non minaccia il narcisismo del genitore, ma quando comincia a maturarsi e ad aspirare all’indipendenza, viene avvertito come una minaccia (al narcisismo della regina) e ogni bambina, come Biancaneve, se da una parte vuole che il padre l’ami di più di quanto ama sua madre, dall’altra parte non può accettare che questo possa rendere sua madre così gelosa di lei, poiché questa gelosia minaccia la stessa integrità fisica e psicologica della bambina, infatti nella fiaba la regina non si limita a uccidere Biancaneve e quindi la sua bellezza, ma vuole incorporare la sua avvenenza, simboleggiata dai suoi organi interni che vuole portati dal cacciatore.
Il padre viene visto non solo nelle vesti del “re”, ma anche in quelle del cacciatore: il cacciatore rappresenta il soggiogamento delle tendenze animali, asociali e violente dell’uomo, dunque è un personaggio che sopprime gli istinti animaleschi ed usa la sua aggressività (le sue armi da caccia) per fini superiori (cacciare animali vuol dire nutrire la sua famiglia, per questo è visto come una figura paterna nelle fiabe, proprio come in Cappuccetto Rosso). Egli cerca di placare sia la madre, eseguendone gli ordini solo apparentemente, sia la figlia, limitandosi a non ucciderla ma facendola fuggire.
Biancaneve trova un rifugio ma i nani non sono del tutto capaci di proteggerla e la regina continua ad avere potere su di lei, un potere simboleggiato dal fatto che Biancaneve le “permette” (nel suo travestimento da vecchietta venditrice di mele) di entrare nella casa, benché i nani l’abbiano avvisata riguardo i trucchi della regina e le abbiano raccomandato di non lasciare entrare nessuno. Biancaneve dimostra con la sua ingenuità che è molto facile lasciarsi tentare. Ma perché? L’ammonimento dei nani di non lasciar entrare nessuno nella casa (ovvero simbolicamente nell’intimità di Biancaneve) non è efficace poiché Biancaneve ha dei desideri intimi (tipici della sua età adolescente) e le pulsioni interne spingono la fanciulla ad assecondare le tentazioni del mondo esterno (una vecchia sconosciuta, che rappresenta l’ignoto, la maturità, la conoscenza e soprattutto l’esperienza di qualcosa verso cui ogni adolescente è attratto e curioso). Ma la regina, con la mela avvelenata, non uccide Biancaneve, la fa cadere in un sonno profondo (che rappresenta la latenza, una fase in cui tutti gli impulsi erotici vengono “congelati” in favore di altri interessi obbligatori per il bambino, come l’apprendimento e l’inizio dell’educazione scolastica) e questo spiega il fatto che la regina, come ogni madre “gelosa”, non vuole uccidere la figlia più bella e più giovane di lei, ma vuole semplicemente mantenere temporaneamente la propria supremazia arrestando lo sviluppo della figlia (ad esempio una madre eccessivamente intrusiva e iperprotettiva che insiste nel dire di essere importante per la crescita del figlio, anche se egli è già abbastanza autonomo, in realtà vuole solo sentirsi utile e capace, importante, superiore).
La mela rappresenta l’amore e il sesso, sia nel suo aspetto benigno che in quello pericoloso, rappresenta il peccato originale e nell’iconografia religiosa simboleggia anche il seno materno. Nella fiaba originale la regina, per neutralizzare i sospetti di Biancaneve, taglia la mela in due e ne mangia la parte bianca mentre Biancaneve accetta la metà rossa, quella appunto velenosa (la mela nella fiaba originale era bicolore, per questo suscita l’interesse di Biancaneve), sceglie la parte rossa (la parte erotica rispetto alla parte asessuale) e questo rappresenta la fine della sua innocenza. Biancaneve ha fatto la sua scelta, ha ceduto alla tentazione (il fatto era inevitabile, ogni adolescente cade in questi errori nel corso della propria vita, e questi errori sono necessari per poter imparare concretamente qualcosa dall’esperienza negativa) e i nani non possono riportarla in vita, solo il principe (il suo status regale simboleggia la sua maturità raggiunta!) può salvare Biancaneve e risvegliarla dal suo sonno, sposandola e facendola diventare regina, un titolo che rappresenta la sua finalmente raggiunta maturità. La storia di Biancaneve insegna che il fatto che un individuo abbia raggiunto la maturità fisica (come Biancaneve che è diventata adolescente) non significa necessariamente che sia preparato sotto gli aspetti emotivi e intellettuali della vita adulta, rappresentata dal matrimonio.
Simbolicamente questa fiaba avverte i bambini, ma anche gli adolescenti, che devono porre freno a una passione incontrollata perché non diventi la nostra rovina. Soltanto la morte della regina gelosa (appunto vittima di una forte passione negativa) può creare un mondo felice, poiché viene eliminata ogni turbolenza esterna, e anche interna.
Questo racconto, come molte altre fiabe, convince inoltre l’ascoltatore che non deve temere di abbandonare la sua posizione infantile di dipendenza da altri, poiché dopo i pericoli e le difficoltà del periodo di transizione (cioè l’adolescenza, ponte tra infanzia e età adulta), egli verrà a trovarsi in un piano superiore e migliore! ^__^

Questo topic è stato scritto interamente da me, in relazione alla lettura del libro "Il mondo incantato" di Bruno Bettelheim e quindi ne contiene riferimenti ed elementi

Edited by Julia *Jasmine* - 22/2/2014, 11:07
 
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